LA MAIOLICA ITALIANA


Maiolica Ceramica a pasta porosa ricoperta da uno smalto bianco opaco a base di stagno; per estensione, l’insieme dei manufatti di questo materiale. Il nome deriva secondo alcuni studiosi dall’isola di Maiorca, sosta obbligata nelle rotte commerciali tra Spagna e Italia, nel XIV secolo molto praticate dai navigli iberici che trasportavano oggetti di questa particolare ceramica.

Il procedimento di lavorazione della maiolica prevede la stesura sul biscotto (il pezzo sottoposto a una prima cottura) di una miscela di sabbia, soda e sale impastato con stagno e piombo. Dopo la decorazione, eseguita con colori a base di ossidi metallici, si procede all’invetriatura, ovvero al rivestimento tramite una coperta vetrosa che dona al prodotto una piacevole brillantezza. Segue una seconda cottura a 850/900 °C.

Per conferire maggiore bellezza alla maiolica si adottava in passato la tecnica del “lustro metallico”: si stendeva un sottilissimo strato di pigmenti metallici (rame o argento) sulla vernice e quindi si cuoceva per una terza volta il pezzo, ottenendo effetti cangianti e lucidi. Rivestimenti a base di stagno erano noti già nelle più antiche civiltà orientali, da dove si diffusero attraverso la Persia fino al Mediterraneo.

Nel XIV secolo, in seguito ai contatti commerciali con i paesi arabi, questa tecnica si impose anche in Italia, dove fu perfezionata, dando vita a un’industria di alta qualità e grande pregio artistico. Il maggiore centro di produzione di maiolica italiana, capace di reggere il confronto con la produzione orientale, fu a partire dal Quattrocento Faenza (tanto che il nome della città passò addirittura a indicare, per antonomasia, la maiolica stessa, tuttora detta anche “faenza”). Nel corso dei secoli i vasai faentini elaborarono stili decorativi e modelli che divennero riferimento fondamentale per le manifatture di tutta Europa; in particolare, dai primi decenni del Cinquecento le maioliche faentine mostrarono uno “stile istoriato” di grande complessità, ispirato ai modelli della pittura rinascimentale (vedi Ceramiche di Faenza). Altri importanti centri italiani furono Siena, Orvieto, Urbino, Gubbio, Deruta e Firenze, dove si affermarono Luca e Andrea della Robbia.

In Francia la produzione di maiolica fu stimolata in un primo tempo dall’arrivo degli artisti musulmani cacciati dalla Spagna durante la Reconquista (VIII-XV secolo), poi dall’arrivo nel Cinquecento dei maiolicari italiani; importanti centri divennero Rouen, Nevers e Nîmes.

Dal XVI secolo l’arte della maiolica si affermò anche in area tedesca, specie a Norimberga e in Tirolo, dove prese corpo la tradizione delle mattonelle in maiolica per stufe, con motivi decorativi esemplati su quelli veneziani. La produzione spagnola rimase tuttavia la più prestigiosa per il vasellame da mensa, grazie soprattutto alle botteghe di Siviglia e Valencia.

In Inghilterra le manifatture più attive erano, tra Sei e Settecento, quelle di Londra, Bristol e Liverpool. Dalla fine del XVI secolo Delft fu il maggior centro di produzione di maiolica dell’Olanda: ai manufatti che imitavano la porcellana cinese (ben conosciuta grazie ai vivaci scambi commerciali) si affiancarono dalla fine del Seicento pezzi di stile prossimo all’arte barocca, spesso raffiguranti paesaggi tratti da stampe e incisioni (vedi Maiolica di Delft).

A partire dalla seconda metà del Settecento la maiolica per uso artistico conobbe un lento e inarrestabile declino, a causa della maggiore diffusione della porcellana di produzione europea, degli alti costi di estrazione dello stagno e del miglioramento dei prodotti con smalti piombiferi